Medioevo
San Nilo da Rossano
Giunge a Valleluce un uomo di grande fede che rivoluziona ogni cosa.
910-978
Giovinezza e Vocazione
San Nilo nacque a Rossano Calabro intorno al 910 da una delle più importanti famiglie greche della Calabria2 con il nome Nicola. Secondogenito tanto atteso, venne messo già in tenera età al servizio della Cattedrale di Rossano, dove imparò a leggere e a scrivere. Rimasto orfano poco tempo dopo, venne accudito dalla pia sorella maggiore ormai maritata, la quale morì quand’egli divenne adolescente. Sposò in quegli anni una ragazza di umili origini con la quale ebbe una figlia, ma in seguito a un viaggio nella regione “Mercurio”, fu ispirato dall’osservanza dei monaci della zona e decise di dedicarsi definitivamente alla vita monastica. Nel 940 si consacra nel Monastero di San Nazario nel Principato di Salerno, situato al di fuori del dominio dei Greci Bizantini1. In seguito alle invasioni degli Arabi alla fine del 978, Nilo decise di abbandonare la sua città natale e peregrinare verso Nord con il desiderio di arrivare il più vicino possibile a Roma, poiché attratto dalla civiltà latina3.
Foto: Particolare architettonico della Panaghìa (X secolo) in Rossano Calabro.
979
Arrivo a Montecassino
Nel 979 arrivò con una sessantina di confratelli a Capua dove venne ricevuto dal Principe Pandolfo I Capodiferro, il quale esortò l’abate Aligerno di Montecassino a concedergli una delle cellæ della Terra di San Benedetto. L’abate lo accolse festosamente nella sua badia insieme a tutta la comunità benedettina e gli affidò una cella che potesse essere predisposta alla Liturgia Orientale, il Monastero di Sant’Angelo in Valleluce. Nilo vi giunse con la sua comunità basiliana, accompagnato dallo stesso Aligerno e dai suoi principali fratelli1, il 26 Settembre dello stesso anno3.
Foto: Scuola della Badia di Grottaferrata, San Nilo Abate, Valleluce, Sagrestia della Chiesa di San Michele Arcangelo.
979-994
Soggiorno in Valleluce
Lì riunì i confratelli sparsi in cenobio e li educò tutti al rito greco-bizantino. Ristrutturò la chiesa di San Michele Arcangelo e ampliò il monastero3, dando inoltre vita ad uno scriptorium, impiegato da calligrafi, che produsse vari codici notevoli4. In Valleluce ricevette umili e aristocratici che venivano ad invocare misericordia, consiglio e protezione3. Ricevette lì ancora la visita di San Adalberto, futuro vescovo di Praga, che indirizzò al monastero benedettino dei Santi Bonifacio e Alessio sul Colle Aventino. In Montecassino invece presiedette un Ufficio in lingua greca e si dedicò alla composizione di inni, uno in particolare a San Benedetto1-4. La comunità basiliana e la comunità benedettina convissero in un armonioso scambio culturale e religioso4.
Foto: Statua di San Nilo che si venera nella Chiesa di Valleluce, posta il 29 Settembre 1995.
994
Partenza da Valleluce
Dopo circa quindici anni (994), il numero dei fratelli aumentò e la Cella di Sant’Angelo raggiunse un elevato livello di prestigio, notorietà e prosperità. Aligerno, scomparso il 23 Novembre 985, fu succeduto l’anno seguente dall’abate Mansone, il quale trascurava l’osservanza delle regole monastiche e godeva del benessere che Montecassino predisponeva. Come conseguenza, anche la comunità benedettina e la comunità basiliana da quel momento cominciarono a risentire di questa decadenza. Alcuni monaci in Valleluce infatti, diventarono inosservanti dei precetti e negligenti nell’Ufficio Divino1. Nilo pertanto, abbandonò la Cella di Valleluce con suoi i membri più fedeli, di nuovo in cerca di un posto incontaminato che troverò a Serperi (attuale Serapo) vicino Gaeta1-3.
Foto: Lapide commemorativa del Millenario di San Nilo Abate, posta sul basamento del campanile della chiesa di Valleluce.